Il senso dell’intervento sul giardino di Terni è tutto dentro il suo essere due, tre, quattro, giardini insieme.
Un grande spazio verde a circondare una villa settecentesca ma senza una funzione e un’estetica univoca: a est un terreno folto di alberi umbri e di cipressi, al centro un classico giardino all’italiana, a ovest la piscina e le strutture sportive, in fondo spazi liberi, a nord, dietro la casa, un immenso uliveto. La sfida è stata quella di non opporsi alla natura composita del giardino ma di giocare con le sue diversità, a volte enfatizzandole (la scelta di raddoppiare il giardino all’italiana inserendone un altro al suo fianco), a volte chiarendole ( la risistemazione della zona nuova distribuendo il verde ai bordi della piscina); in altri casi legando dolcemente i settori più “in conflitto”, come l’inserimento di lunghe onde di bossi, potati irregolarmente. Oppure favorendo la sua natura classica e sognante con la costruzione di due vasche d’acqua comunicanti circondate da agavi e piante esotiche a chiudere un grande pergolato di ferro ottocentesco ricoperto da rose. In fondo è poi apparso un orto, costruito su muri a secco. Il giardino ha ritrovato la sua natura bifocale senza tentare di imporle una coerenza stilistica che non aveva mai posseduto. Ora è forte del suo eclettismo. Consente di godere di ogni angolo, accetta la sua natura notturna e lunare tra i bossi e gli alberi a oriente e quella più solare a occidente. In questo caso la coerenza (formale) ha ceduto il passo alla bellezza (sostanziale).